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Uno, nessuno e centomila: maschere e volti dentro noi stessi.

13 gennaio 2020Dott.ssa NegriPsiche

“Il mio io di adesso e il mio io di poco fa, siamo certo in due”, sosteneva Michel de Montaigne. Ogni giorno l’uomo è impegnato nel difficile compito di convivere con se stesso. Pensiamo spesso a come andare d’accordo con chi ci circonda, dando per scontato di riuscire a creare unanimità dentro di noi. In realtà l’uomo è come un’orchestra e produrre una melodia perfetta suonando strumenti diversi tra loro si rivela un’impresa ardua. Desiderare cose differenti, spesso opposte tra loro, è esperienza comune: vogliamo il brivido e la certezza, l’indipendenza e l’accudimento, pensiamo a rimanere ma anche ad andare, aspiriamo alla compagnia ma ricerchiamo la solitudine. Molto spesso questa ambivalenza stona, viene considerata un vissuto a cui porre rimedio. Ci pretendiamo univoci, aspiriamo ad una sorta di “uno” interno, senza pensare a quanto la convivenza di pensieri o emozioni diverse rappresenti una ricchezza. La presenza di più note crea alternative, aiuta a porsi domande e a scegliere la melodia più adatta ad un determinato momento della propria vita. 

Gran parte delle nostre risorse è impegnata nel garantire una convivenza più o meno pacifica tra molteplici aspetti di noi. Questo continuo lavoro costituisce il retroscena di ogni nostra scelta e la fase di contrattazione deve essere sempre meno rumorosa possibile, per garantirci l’importantissima sensazione di coerenza interna. Ogni nostra azione rappresenta la sintesi tra chi scegliamo di essere, chi preferiamo non essere, chi vorremo diventare e chi temiamo di diventare. 

L’ambivalenza, quando riscontrata negli altri, è molto evidente e a volte difficile da tollerare: “dice questo ma poi si comporta così, è incomprensibile!”. Forse. Ma non sono solo gli altri a scontrarsi con le proprie contraddizioni interne. Ciò che accade in loro è uno specchio di ciò che  si verifica anche dentro di noi. Per rapportarsi all’altro, quindi, risulta evidente come uno degli ingredienti fondamentali sia tollerare l’incertezza. Sì, ma la nostra. Siamo il palcoscenico sul quale vanno in scena attori diversi, ognuno dei quali segue un preciso copione. La nostra mente è capace di colmare vuoti e creare connessioni rapide tra elementi diversi: questo ci garantisce esperienza di continuità, in una sorta di “uno per tutti, tutti per uno!” in stile Atos, Portos ed Aramis. 

E, da bravi moschettieri, ci battiamo per la nostra identità, tentando di conferirle un vestito omogeneo. Siamo equilibristi incessantemente in bilico tra passato e futuro, memorie e desideri, costanti ed imprevisti. Costruiamo un’autenticità in continua evoluzione, che va oltre la somma di singoli elementi. Un’autenticità che non significa però costanza e che anzi non può prescindere da un cambiamento continuo, a tratti appesantito dalla nostalgia per chi non siamo più, a volte arricchito dal progetto di come saremo nel futuro.

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Dottoressa Eleonora Negri, Via Scuole Vecchie 2 - Valbrembo (BG)