“Il mio io di adesso e il mio io di poco fa, siamo certo in due”, sosteneva Michel de Montaigne. Ogni giorno l’uomo è impegnato nel difficile compito di convivere con se stesso. Pensiamo spesso a come andare d’accordo con chi ci circonda, dando per scontato di riuscire a creare unanimità dentro di noi. In realtà l’uomo è come un’orchestra e produrre una melodia perfetta suonando strumenti diversi tra loro si rivela un’impresa ardua. Desiderare cose differenti, spesso opposte tra loro, è esperienza comune: vogliamo il brivido e la certezza, l’indipendenza e l’accudimento, pensiamo a rimanere ma anche ad andare, aspiriamo alla compagnia ma ricerchiamo la solitudine. Molto spesso questa ambivalenza stona, viene considerata un vissuto a cui porre rimedio. Ci pretendiamo univoci, aspiriamo ad una sorta di “uno” interno, senza pensare a quanto la convivenza di pensieri o emozioni diverse rappresenti una ricchezza. La presenza di più note crea alternative, aiuta a porsi domande e a scegliere la melodia più adatta ad un determinato momento della propria vita.
Gran parte delle nostre risorse è impegnata nel garantire una convivenza più o meno pacifica tra molteplici aspetti di noi. Questo continuo lavoro costituisce il retroscena di ogni nostra scelta e la fase di contrattazione deve essere sempre meno rumorosa possibile, per garantirci l’importantissima sensazione di coerenza interna. Ogni nostra azione rappresenta la sintesi tra chi scegliamo di essere, chi preferiamo non essere, chi vorremo diventare e chi temiamo di diventare.