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La Psicoanalisi oggi: più di cent’anni… e non sentirli.

1 dicembre 2019Dott.ssa NegriPsicoanalisi

É passato più di un secolo da quando le riflessioni di Sigmund Freud diedero vita alla Psicoanalisi, una disciplina che al tempo si configurò come innovativa, rivoluzionaria e a tratti persino trasgressiva. In un contesto culturale come quello di fine Ottocento, centrato sui concetti di scienza e di dimostrabilità, Freud virò bruscamente la direzione dei propri studi medici dedicandosi all’esplorazione dell’inconscio. Un’entità non visibile, misteriosa, oltre che “non dimostrabile” per definizione; una scoperta irriverente, in netto contrasto con l’approccio medico del tempo; un concetto al tempo stesso tanto forte da essere sopravvissuto per decenni, fino a diventare parte del nostro vocabolario quotidiano. 

E infatti eccoci qui, circa centoventi anni dopo, a riflettere ancora sul significato dell’inconscio e sul fascino della psicoanalisi. Ma, al di là dei luoghi comuni, cosa è la Psicoanalisi? Nel corso del tempo si sono sviluppate svariate teorie psicologiche che hanno permesso, ad oggi, la coesistenza armoniosa di molti approcci teorici, declinati in altrettanti metodi di lavoro. Questa molteplicità rappresenta senza dubbio una risorsa, perché offre a chi si vuole avvicinare ad un percorso psicologico la possibilità di scegliere il sentiero ritenuto più in linea con le proprie corde. Al contempo, però, la pluralità di idee si è trasformata a tratti in una svalutazione dell’approccio freudiano, tacciato nel tempo di essere “aria fritta”, un insieme di parole al vento, non in grado di curare la sofferenza, né di produrre cambiamenti tangibili.

Beh, forse sorprenderà, ma la verità è che la psicoanalisi non coltiva la presunzione di guarire nessuno. A chi oggi mi chiede cosa fa la psicoanalisi, rispondo descrivendo una disciplina caratterizzata soprattutto da rispetto e condivisione. Rispetto per chi decide di entrare per la prima volta in uno studio di psicoterapia, rispetto per tutti i professionisti che per primi sono stati essi stessi pazienti e si sono affidati per anni ad un’analista. 

Ho parlato anche di condivisione: condivisione di un pezzo di strada, perché ora dopo ora, settimana dopo settimana, si costruisce la responsabilità di entrare in relazione con l’altro e di far parte della sua vita. Condivisione e rispetto che si intrecciano necessariamente ad anni di studi, ad un processo che spinge ad apprendere continuamente e con umiltà, ad affinare tecniche e capacità, per sorreggere l’importante compito di accompagnare il paziente verso orizzonti mai tracciati. Eh già, perché forse oggi più che mai questa disciplina ha il compito di andare al di là di ciò che è noto e deducibile. Ogni adulto può capire da sé, in teoria, cosa rappresenti il meglio per la propria vita e non c’è bisogno che sia un professionista a disegnare un’ideale di felicità. Tutti sanno, ad esempio, che è meglio non fumare, mangiare in modo salutare, non arrabbiarsi troppo, coltivare rapporti “sani”, eccetera. Eppure, la lezione non è semplice da mettere in pratica quando si ha a che fare con la propria vita. E forse a questo punto può entrare in gioco la psicoanalisi che, priva di ogni presunzione, tenta di offrire qualcosa di diverso. Sì, perché in certe fasi della vita appare necessario andare oltre, lasciare la sicurezza del porto e dell’oggettività per intraprendere un viaggio verso soluzioni nuove, terre mai esplorate, che fanno anche un po’ paura. C’è bisogno di accedere a scenari inaspettati e di farlo contando sulla collaborazione dell’analista, fidandosi della sua capacità di essere un valido compagno di viaggio. Anche quando pronuncia parole scomode, anche quando fa male. C’è bisogno di capire quale verità su se stessi si è disposti ad accettare. C’è bisogno di curiosità, per scoprire cosa dica di noi quell’urlo interno scomodo, che si ripete e non ci abbandona. C’è bisogno di vedere da vicino la sorgente di gioie, dolori, pianti e sorrisi e di prendersene cura, nel contesto di un percorso che a tratti sembra portare persino al di là di se stessi. C’è bisogno di tollerare la confusione, l’incertezza, l’assenza di tempo, con la fiducia che tutto ciò porterà, infine, ad un rapporto con se stessi profondamente diverso. Ecco, forse tutto questo è Psicoanalisi. 

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