É passato più di un secolo da quando le riflessioni di Sigmund Freud diedero vita alla Psicoanalisi, una disciplina che al tempo si configurò come innovativa, rivoluzionaria e a tratti persino trasgressiva. In un contesto culturale come quello di fine Ottocento, centrato sui concetti di scienza e di dimostrabilità, Freud virò bruscamente la direzione dei propri studi medici dedicandosi all’esplorazione dell’inconscio. Un’entità non visibile, misteriosa, oltre che “non dimostrabile” per definizione; una scoperta irriverente, in netto contrasto con l’approccio medico del tempo; un concetto al tempo stesso tanto forte da essere sopravvissuto per decenni, fino a diventare parte del nostro vocabolario quotidiano.
E infatti eccoci qui, circa centoventi anni dopo, a riflettere ancora sul significato dell’inconscio e sul fascino della psicoanalisi. Ma, al di là dei luoghi comuni, cosa è la Psicoanalisi? Nel corso del tempo si sono sviluppate svariate teorie psicologiche che hanno permesso, ad oggi, la coesistenza armoniosa di molti approcci teorici, declinati in altrettanti metodi di lavoro. Questa molteplicità rappresenta senza dubbio una risorsa, perché offre a chi si vuole avvicinare ad un percorso psicologico la possibilità di scegliere il sentiero ritenuto più in linea con le proprie corde. Al contempo, però, la pluralità di idee si è trasformata a tratti in una svalutazione dell’approccio freudiano, tacciato nel tempo di essere “aria fritta”, un insieme di parole al vento, non in grado di curare la sofferenza, né di produrre cambiamenti tangibili.