Che evochi semplicemente un’idea romantica o che segua, piuttosto, un’impostazione scientifica, la letteratura sul sogno porta con sé un fascino notevole. In ambito psicoanalitico il merito di aver dato rilevanza a questo tema è attribuibile senza dubbio a Freud. Ne “L’interpretazione dei sogni” (1899) l’autore espone la propria concezione dell’apparato psichico, descrivendo i sogni come un prodotto dell’attività della mente. Secondo questa prospettiva il sogno sarebbe dotato delle stesse strutture di base della narrazione relativa alla veglia, ma in misura più concentrata.
Per comprendere a pieno il carattere rivoluzionario dell’opera freudiana è necessario sottolineare come, all’epoca della pubblicazione del volume, l’interesse nutrito nei confronti dei sogni fosse marginale: la cultura positivista di fine Ottocento imponeva l’adozione di criteri rigorosi e parametri tangibili a qualsiasi disciplina che volesse configurarsi come “scientifica”, motivo per cui riflessioni attorno al tema del sogno apparivano vaghe, poco fondate e poco degne di nota.